Rachele Andrioli & Rocco Nigro in uno spettacolo voce, tamburi a cornice e fisarmonica

Il duo traccia un percorso ben preciso, una successione di arie popolari, di omaggi a voci femminili e di brani inediti. Si sale, un salto dopo l’altro, dalla musica tradizionale del Sud Italia alla canzone popolare Italiana (Matteo Salvatore, Rosa Balistreri, Gabriella Ferri, Domenico Modugno..) e del mondo (Edith Piaf, Amalia Rodriguez, Chavela Vargas…).
Due giovani autori e interpreti che lavorano a una proposta con tratti innovativi, tra un ben radicato tratto salentino e una dimensione decisamente nuova, tra “world music” e nuove “sensibilità musicali” contemporanee.
Malìe, Maldimè e Maletiempu sono le pubblicazioni discografiche prodotte dal duo. Hanno ottenuto un notevole successo di pubblico e critica, anche in ambito internazionale, prodotti dall’etichetta salentina Dodicilune.

Malìe

Malìe, ovvero un percorso sui luoghi ancestrali della cultura vocale, sui tòpoi del Salento e della Puglia primitivi, sulla tradizione vocale che muove in transizione verso suggestioni nuove. La fascinazione del primo elemento strumentale, la voce, e della sua capacità di trasmettere oralmente tradizioni, dinamiche, favole, sogni.
La centralità dell’elemento vocale impone di spogliarsi da ogni orpello, alla ricerca di una essenzialità primigenia: in tal senso la voce lega con i mantici di una fisarmonica, in pochi contrappunti con altri strumenti, dove la dimensione del duo prevale su scelte forse più ricche ma meno vere.
Rachele Andrioli percorre i luoghi rurali della sua terra non nascondendo le sue influenze bizantine, richiamando il senso della musica come espressione di socialità. Musica cioè nella quale l’uso della voce come nenia funebre, come accompagnamento di cerimonie, nascite, matrimoni, preghiere torna ad esprimere la propria centralità.
Il duo, formula mutuata dalla musica colta ma perfettamente attinente anche a quella popolare, muove da esperienza radicata in più di un triennio sul territorio, fino ad arrivare ad un franco successo di pubblico anche oltre il territorio. Forti di tali esperienze sul campo, i due musicisti riescono a creare unisono tra il respiro della voce e quello del mantice della fisarmonica che la sostiene, in un gioco fascinoso di … “malìe”.

Maldimè

In Maldimè (che arriva un anno dopo l’esordio Malìe), la cantante e il fisarmonicista propongono una chiave differente per attualizzare in modo rispettoso la voce del popolo riscritta dai poeti del canto italiano e pugliese in particolare. Dal tenue e straziante Matteo Salvatore al primo e autentico Domenico Modugno; dagli stornelli toscani di Caterina Bueno, che richiamano i primi anni del secolo scorso, alle ballate di una Sicilia “urlata” da Rosa Balistreri; passando agli omaggi a Gabriella Ferri e alla “tradizione” di Nino Rota ed Ennio Morricone. «I due musicisti sentono fortemente l’esigenza di attingere al passato per esorcizzare un sentimento odierno, pur portandolo a una nuova identità espressiva, cercando di sfruttare al meglio il concetto di presenza, da cui prende il nome maldimè». La presenza in senso antropologico, nella definizione di Ernesto de Martino, è intesa come «la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica (…). Il rito aiuta l’uomo a sopportare una sorta di “crisi della presenza” che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che verrà in seguito definita come “tradizione”.
La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l’individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un’incertezza, una crisi radicale del suo essere storico», scrive De Martino.

Maletiempu

Nella nostra quotidianità si osserva il ruolo cruciale dell’emigrazione che si può conoscere attraverso il passato, per poterlo proiettare verso un futuro incerto. Traspare ancora il naturale istinto di conservazione delle proprie tradizioni. Ci si sposta verso un altro territorio, ma si conservano le sfumature ed il sapore del proprio luogo d’origine. Tutto questo ci conduce verso la più semplice delle consapevolezze: anche lontani dalla propria terra, ci si circonda ancora di ciò che ricorda o richiama la propria casa.
E proprio l’arte, in questo caso quella dei suoni, appare come ciò che ha sempre costituito un linguaggio universale: la voce, gli strumenti musicali e le note viaggiano da secoli. E’ un viaggio non solo verticale, con la trasmissione del proprio patrimonio da una generazione all’altra, ma che investe anche un’insolita mobilità orizzontale, nello spazio, da un paese all’altro.
Ed è quello che accade soprattutto nei canti popolari, in cui la distanza di secoli e luoghi viene annullata come per incanto, ritrovando ancora una volta nuova e fresca vita grazie alla voce di Rachele Andrioli ed alla fisarmonica di Rocco Nigro.
Un duo affiatato che al suo terzo cd continua a far rivivere con sensibilità moderna i canti della tradizione del Sud Italia, non trascurando però di fornire il proprio personale e originale apporto con alcuni brani inediti. Tutte le tracce presenti in questa produzione risentono dell’esperienza che il duo ha vissuto in questi anni fuori dal territorio, confrontandosi con le realtà locali incontrate nel percorso. Una sorta di “emigrazione” che ha loro consentito di portarsi il proprio habitat, e di implementarlo però dall’incontro con le altre culture.
Una casa musicale mobile, dunque, ricca ovviamente della musica popolare meridionale e salentina in particolare.

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